Scomparse per qualche mese e poi riapparse nei listini Tesla del Vecchio Continente, le ammiraglie Model S e Model X si sono riproposte con aggiornamenti apparentemente marginali, a parte un generale aumento delle autonomie nell’ordine di una ventina di km e ritocchi ai prezzi.
Nulla di clamoroso, ma in realtà dietro a questo upgrade si nascondono interessanti evoluzioni tecnologiche e produttive che, in un primo momento, non sono state nemmeno enfatizzate dalla Casa stessa. Non sono però sfuggite all’analisi di alcuni magazine specializzati come Car and Driver, che ha scoperto, nel caso della Model X, una riduzione del peso di circa 400 libbre, pari a 180 kg: davvero non pochi per un SUV elettrico che sfiorava le 2,5 tonnellate. Ma come?
Scocca più leggera grazie alla gigapressa
Lo stesso sito, dopo aver interpellato Lars Moravy, vicepresidente dell’Ingegneria Veicoli di Tesla, ha innanzitutto precisato come la Model X sia in realtà un modello con molti margini di ottimizzazione sul fronte del peso e delle soluzioni costruttive. Questo perché i tempi per sviluppo e messa in produzione sono stati, in origine, piuttosto compressi. Dunque la Casa ha dovuto “tagliare corto” su alcune scelte e scendere a compromessi prendendo la via più breve.
Model S e Model X sono i modelli più “anziani” della gamma Tesla, ma anche gli ultimi ad essere stati adeguati alle nuove soluzioni costruttive, che hanno trovato un’applicazione prioritaria su quelli di categoria inferiore e maggiori volumi come Model 3 e Model Y, iniziando dall’utilizzo delle nuove gigapresse per lo stampaggio in un pezzo unico di parti strutturali, diversamente composte da più elementi. Questo ha permesso di ottenere un irrobustimento della scocca, eliminando giunzioni e rinforzi, ma senza dover cambiare nulla a livello di materiali.
Nuovo motore, nuova batteria, meno kg
Secondo e forse ancora più importante, è il nuovo gruppo propulsore, che ha introdotto la novità del motore posteriore, non più a magneti permanenti ma a induzione, un’unità più compatta, efficiente e soprattutto leggera, che ha portato un generale snellimento della zona del retrotreno. A questo si abbinano le nuove batterie, dalla migliorata densità energetica, ottimizzate nel rapporto tra la capacità di accumulo e l’ingombro.
Proprio questa “cura dimagrante”, a conti fatti, sembrerebbe essere stato l’elemento-chiave per l’aumento delle autonomie e i migliorati consumi medi della Model X, che secondo i dati dichiarati sono passati da 19,1 a 18,3 kWh/100 km per la Dual Motor e addirittura da 20,8 a 19,3 kWh/100 km per la più performante Plaid, che ora vanta anch’essa un’autonomia dichiarata superiore ai 600 km.

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