Da settimane Elon Musk promette un evento senza precedenti entro la fine dell’anno, definendolo come la “demo più epica di sempre”. Secondo diverse indiscrezioni, potrebbe trattarsi del ritorno sotto i riflettori della nuova generazione della Roadster.
Un’ipotesi rafforzata da una dichiarazione del vicepresidente dell’ingegneria di Tesla, Lars Moravy, secondo cui la nuova Roadster sarà “la migliore” dell’intera gamma del marchio.
Ora un nuovo brevetto depositato da Tesla e individuato da Teslarati getta ulteriore luce su cosa potrebbe essere in preparazione a Palo Alto. La casa californiana sta lavorando a un sistema di aerodinamica attiva basato su ventole e minigonne mobili, progettato per generare deportanza anche a veicolo fermo, riprendendo soluzioni già viste in passato nel motorsport.
Il nuovo brevetto di Tesla
Il principio alla base è quello della cosiddetta “aerodinamica aspirata”: una tecnologia che sfrutta la creazione di una zona di bassa pressione sotto l’auto per aumentare l’aderenza al suolo. Tesla ha intenzione di utilizzare ventole elettriche per aspirare l’aria da sotto la vettura, incrementando la deportanza in maniera indipendente dalla velocità.
A differenza delle appendici aerodinamiche tradizionali, la cui efficacia cresce con l’aumentare della velocità, un sistema a ventole consente di ottenere livelli elevati di grip anche a bassa andatura o da fermi, migliorando accelerazione, frenata e comportamento in curva.
Un’idea che non è nuova: il concetto era già stato applicato alla leggendaria Chaparral 2J nella Can-Am degli anni ’70 e successivamente alla Brabham BT46B di Formula 1 nel 1979. Come in quei casi, anche il brevetto Tesla prevede l’uso di minigonne laterali e anteriori mobili, fondamentali per sigillare il fondo della vettura e mantenere stabile la zona a bassa pressione sotto la scocca.

Il sistema è stato concepito per operare in diverse modalità: in configurazione “alta deportanza”, tutte le minigonne vengono estese per massimizzare l’effetto aspirante, ideale su superfici lisce. Su strade irregolari, invece, il sistema può retrarre le minigonne anteriori e posteriori, mantenendo solo quelle laterali attive.
Questo consente di adattare il flusso d’aria sotto l’auto e di ottimizzare l’efficacia dell’impianto, che può variare anche la velocità delle ventole, modificare il condotto di aspirazione o disattivare alcune ventole a seconda delle condizioni.
Il tutto viene gestito da un’intelligenza di bordo che utilizza sensori, dati di navigazione e parametri dinamici dell’auto per regolare in tempo reale altezza delle minigonne e funzionamento delle ventole. Un sistema altamente sofisticato, che ricorda – almeno per logica – il funzionamento di un robot aspirapolvere, ma con una predilezione per la forza G piuttosto che per la polvere sotto i mobili.
Diventerà realtà?
Il brevetto depositato da Tesla sembra ispirarsi a modelli estremi come la Gordon Murray Automotive T.50 o la più recente McMurtry Spéirling, entrambe accomunate da un’aerodinamica attiva spinta all’estremo.
Naturalmente, come per ogni brevetto, non è detto che la tecnologia venga effettivamente implementata su un modello di serie. Ricordiamoci, infatti, che i costruttori depositano continuamente nuove soluzioni, molte delle quali non escono mai dai laboratori di ricerca. Tuttavia, l’apparizione di un sistema così complesso e ambizioso proprio mentre si torna a parlare della Roadster lascia pensare che Tesla stia davvero preparando qualcosa di spettacolare.

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