Le auto moderne sono sempre più connesse, digitali e ricche di funzioni. Alcune, non di serie, possono essere attivate via software, spesso pagando un abbonamento mensile. Si tratta, quest’ultima, di una formula che sempre più costruttori stanno sperimentando, con rate mensili alte o basse anche dopo l’acquisto stesso.
Ma la vera domanda è: la pratica sta piacendo ai consumatori? La risposta è no e la dà lo studio “Connected Car 2025” di S&P Global Mobility che fa il punto su cosa pensano davvero gli automobilisti riguardo questi servizi. Ecco tutto quello che c’è da sapere.
Il problema è che i clienti non li vogliono
Il fatto che i clienti non vogliano più servizi in abbonamento sulle auto è stato spiegato dallo studio “Connected Car Study 2025” di S&P Global Mobility. Nel lungo documento analizzato dai nostri colleghi americani, infatti, si legge che scende al 68% la quota degli automobilisti che prenderebbero in considerazione il pagamento di servizi connessi. Una cifra che, seppur ancora alta, è in netto calo rispetto all’86% del 2024.
Il motivo? Molti utenti non vedono il valore nel pagare abbonamenti mensili per funzionalità che usano raramente, specialmente se l’hardware è già presente sull’auto. Frustrazione e disillusione aumentano, poi, quando telecamere, sensori o moduli di connettività sono installati e bloccati dietro a un paywall.

L’app BMW che offre alcuni servizi in abbonamento, come per esempio i sedili riscaldati
Foto di: BMW
Dove (e quanto) si pagano i servizi connessi?
Attualmente, gli Stati Uniti guidano la classifica degli utenti che pagano di tasca propria per i servizi connessi (35%), seguiti da India (33%), Cina (32%), Corea del Sud (30%) e Regno Unito (29%).
All’opposto, la Francia è il Paese con il maggior numero di utenti che rifiutano questi servizi, seguita da Regno Unito, Brasile e Germania. Gli Stati Uniti si posizionano a metà, con il 38% dei consumatori contrari.

Il servizio di pianificazione della ricarica nell’Audi Q6 e-tron per la tratta Monaco-Parigi
Il rischio? Perdere la fiducia dei clienti
Per ora, i costruttori restano flessibili. Se un servizio non ha successo o genera troppi malumori, potrebbero riconsiderarne lo sviluppo. Ma se anche una sola funzione colpisce nel segno, può trasformarsi in una miniera d’oro con costi minimi di mantenimento.
Tutto ruota attorno ai margini. Ma attenzione: tra promesse high-tech e abbonamenti continui, c’è un rischio concreto che il rapporto tra clienti e case si incrini. E oggi la fiducia è tutto.
