Il futuro della mobilità si gioca (anche) sui robotaxi. Uber e Tesla si preparano a lanciare su larga scala i propri servizi di trasporto autonomo, promettendo rivoluzioni tecnologiche, nuovi modelli di business e un’esperienza utente completamente ridefinita.

Entrambe puntano su flotte elettriche, intelligenza artificiale e guida senza conducente. Ma chi ha davvero più chance di arrivare per primo a una diffusione su larga scala?

Uber, robotaxi in arrivo con Lucid e Nuro

Uber ha annunciato l’arrivo dei primi robotaxi già nel 2026, a partire da una “grande città” americana. Il progetto nasce dalla collaborazione con Lucid Motors e Nuro, con la prima che fornirà le auto (i SUV elettrici Gravity modificati ad hoc per questo servizio), la seconda l’intelligenza alla guida, con un sistema autonomo di livello 4.



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La Lucid Gravity in versione robotaxi

Foto di: Uber

L’obiettivo è ambizioso: 20.000 robotaxi sulle strade in pochi anni, interamente gestiti da Uber o da suoi partner e accessibili solo tramite l’app della piattaforma.

Il vantaggio principale di Uber è l’infrastruttura, che conta milioni di utenti attivi e una presenza capillare nei mercati urbani. Inoltre, il recente accordo con Lucid rappresenta un accordo estremamente interessante, visto che la Gravity è uno dei modelli elettrici più performanti al mondo, con oltre 800 CV e 700 km di autonomia dichiarati.

Tesla parte coi primi test pubblici (ma con inciampi)

Tesla invece gioca in casa. Ha già lanciato una fase di test pubblico ad Austin, Texas, dove una ventina di clienti selezionati utilizzano robotaxi basati su Model Y con guida autonoma. Elon Musk ha confermato l’estensione del servizio alla Bay Area di San Francisco entro uno o due mesi, in attesa dell’approvazione delle autorità locali.



Il Tesla Cybercab visto dal vivo

Il Tesla Cybercab visto dal vivo

Foto di: Motor1.com

Tesla punta tutto sulla sua tecnologia di visione artificiale e sulla piattaforma Full Self-Driving, ancora in fase di sviluppo. Tuttavia, nonostante l’entusiasmo, il servizio ha già registrato il suo primo incidente: un lieve contatto con un’auto parcheggiata durante una manovra. Nulla di grave, ma abbastanza per riaccendere dubbi sull’affidabilità del sistema.

Inoltre, a differenza di Uber, Tesla ha ancora un’area operativa limitata (75 km² ad Austin), e per ora richiede la presenza di un operatore a bordo.

Chi è più avanti?

In termini di tecnologia proprietaria, Tesla è avanti: controlla l’hardware e il software, ha una flotta già pronta e l’ambizione (non sempre ben gestita) di rivoluzionare la mobilità. Tuttavia, Uber potrebbe arrivare prima a una reale diffusione commerciale grazie alla sua piattaforma collaudata, a partner esperti come Nuro e a un modello operativo più facilmente scalabile.

Il servizio di Tesla è più sperimentale, quello di Uber più industriale. Ma entrambi devono ancora dimostrare che il robotaxi può essere sicuro, affidabile e accettato dal pubblico. E tutto questo mentre giganti come Waymo (Google) sono già operativi o nuovi attori cinesi entrano prepotentemente in scena.



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