A brevissima distanza dall’entrata in vigore dei dazi, Trump rivede (in parte) la sua politica sulle importazioni e annuncia uno stop di 90 giorni ai “dazi reciproci”.

Questo ha portato ad un’impennata delle azioni di Tesla. Un movimento di Borsa nell’ordine del 20% (22,69% per la precisione) che, tuttavia, risulta molto difficile da comprendere dal momento che, contestualmente, i dazi sulle auto restano e quelli sulla Cina (già fissati al 104%) sono stati portati al 125%.

Qualcosa non torna

Dunque, facciamo prima di tutto un po’ di chiarezza. I “dazi reciproci” che sono stati attualmente sospesi, sono dazi che il Governo americano ha deciso di applicare a tutti quei Paesi che a loro volta applicano dei dazi sulle merci provenienti dagli Stati Uniti. Tuttavia, il termine “reciproci” non è molto accurato, considerato che tali dazi sono stati calcolati in base al deficit commerciale degli Stati Uniti con ciascun Paese, non sui dazi effettivi che questi applicano agli USA.



Elon Musk e Donald Trump

Foto di: Shutterstock

Detto questo, se Tesla non risultava particolarmente colpita dai “dazi reciproci”, lo stesso non si può dire sull’inasprimento di quelli sulla Cina. Buona parte del business di Elon Musk, infatti, si basa proprio sull’importazione delle celle LFP dalla Cina, che ad oggi rappresenta l’unico Paese in grado di produrne in grandi volumi e a basso costo. Una volta arrivate in America, le celle vengono assemblate in pacchi batteria e vendute in tutto il mondo. Bene, con i nuovi dazi queste celle costeranno a Tesla il 125% in più. Quindi il fatto che le azioni siano salite risulta alquanto strano. 

Problema di fondo

Il problema alla base di tutto questo è rappresentato dal fatto che, probabilmente, la maggior parte degli azionisti non ha esattamente idea di che cosa stia succedendo al brand e, di conseguenza, il titolo non viene più scambiato in base al reale potenziale di utili dell’azienda.

Tralasciando la questione dazi, l’unica altra notizia che ha fatto salire il titolo è quella sull’imminente uscita di Musk dal Governo. Anche perché, dati alla mano, le vendite dei modelli Tesla sono in calo, soprattutto in Europa, dove in alcuni Paesi si sono raggiunti picchi in negativo anche nell’ordine del 60%. Un danno non da poco per quella che è l’unica divisione in crescita dell’azienda.



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